“La Dieta Mediterranea: nella prevenzione e nella cura delle malattie cardiovascolari ed oncologiche”

La “Dieta Mediterranea” è oggi al centro di numerosi dibattiti e convegni, non infrequentemente ridotti a rivendicazioni territoriali del “marchio” di origine. Bene ha fatto l’UNESCO a iscriverla il 16 novembre 2010 nella lista del Patrimonio Culturale, Immateriale dell’Umanità, sottraendola a sterili contese campanilistiche ed anche agli angusti confini di un mero regime alimentare, essendo la “Dieta Mediterranea” piuttosto un metodo o stile di vita. I classici ci hanno fornito ampie descrizioni degli ingredienti della “Dieta Mediterranea”.

Le fonti greche e romane ci offrono numerosi “affreschi” di mense imbandite per simposi e convivi. Non solo. Esse ci lasciano eredi di un ricco catalogo di precetti, di esortazioni, di consigli sul corretto modo, oltre che di alimentarsi, di vivere, aiutandoci a comporre un codice di autocontrollo che permetta di godere, con misura, i piaceri della vita, ma anche di affrontare, con una adeguata strategia difensiva, le avversità e i mali, in particolare quelli della vecchiaia.

I miti, attraverso la funzione sapienziale che è propria del racconto mitologico, concorrono a dare fondamento e sostegno alla “Dieta Mediterranea” che è, in definitiva, il portato di uno straordinario patrimonio culturale di cui i miti stessi sono parte integrante.

I classici, sulle radici della “Dieta Mediterranea”, ci insegnano che essa, oltre che un modo di nutrirci (il miglior modo), è un metodo di pensare e di agire, così come del resto ci è stata riproposta da Ancel Keys, che ne è considerato, a buon diritto, tra i più autorevoli studiosi. 

Dieta non è semplicemente alimentazione, è modo di vita. Questo dipende non solo dall’individuo ma anche dal contesto ambientale in cui egli vive ed opera. Di qui l’esigenza del massimo impegno nel creare le condizioni ambientali e più in generale esistenziali di vita sana e di preservare le condizioni stesse difendendole da ogni aggressione, a cominciare dalla qualità dell’acqua che beviamo.

Sotto il profilo della prevenzione delle malattie cardiovascolari ed oncologiche sono di grandissimo interesse, scientifico e pratico, i risultanti delle ricerche e le rilevazioni statistiche, maturate nei vari settori di specializzazione, dei relatori presenti oggi al convegno.

Mi limito a citare, soltanto, per stringenti necessità di concisione, gli studi del professor Salvatore Di Somma sulla longevità nel Cilento e gli studi del professor Francesco Violi, che ci metterà al corrente delle portentose proprietà, preventive e curative, dell’olio extravergine di oliva.

L’economia rurale del Cilento – com’è noto - è imperniata sull’olivicoltura. Facciamo voti che, in vista di successivi incontri

organizzati dalla Fondazione Grande Lucania, possano essere analizzate specificatamente le qualità e le caratteristiche dell’olio cilentano, affinché gli sia riconosciuto l’effettivo valore come mezzo efficace di prevenzione delle malattie cardiovascolari ed oncologiche, a tutela della salute pubblica, e per la meritata soddisfazione delle donne e degli uomini che lavorano spesso in condizioni disagevoli nelle aree collinari e montane per la raccolta delle olive e la produzione dell’oro verde del Cilento.

Prof. avv. Francesco Castiello

Presidente Fondazione Grande Lucania